Dal 21 ottobre al 19 novembre 2011, la Fondazione Crocevia di Milano (via Appiani 1) ospita la mostra dedicata a Carlo Mattioli (1911-1994), uno degli artisti più poetici del Novecento italiano, in occasione del centenario della nascita.
Curata da Giovanni Gazzaneo e Anna Zaniboni Mattioli, in collaborazione con Federico Rui Arte Contemporanea, l’esposizione si concentra, attraverso 26 opere, su due aspetti meno conosciuti dell’artista emiliano: il disegno e l’arte sacra.
Quello del sacro è un tema che percorre tutta la produzione di Mattioli, come rivela l’iniziativa attualmente in corso in Vaticano nel Braccio di Carlo Magno (“Carlo Mattioli. Una luce d’ombra”, curata da Giovanni Morello e Anna Mattioli Zaniboni, fino al 13 novembre 2011), di cui questa, realizzata in collaborazione con la Fondazione Mattioli, è una sorta di ideale prosecuzione.
La presenza del sacro è più evidente nella prima fase della sua carriera, soprattutto negli anni ’50 e ’60 in cui si apre per l’artista una stagione di committenze ufficiali per la decorazione di spazi ecclesiastici. Successivamente, la pittura di Mattioli si caratterizzerà per un’intensa ricerca sul colore, con quei neri profondissimi che diverranno una delle sue cifre stilistiche più riconoscibili, e la presenza quasi ossessiva di alcuni soggetti, come gli alberi solitari, che rivelano il tormento del dubbio e il desiderio di un approdo.
Sarà negli anni ’80 che il sacro ritornerà prepotentemente alla luce, con una serie di personalissimi crocifissi, dipinti su nude tavole di legno.
Il percorso espositivo segue tutta l’evoluzione di questo percorso, a partire da una serie inedita di fogli realizzati nei primi anni ’40, quelli cioè della prima maturità di Mattioli. È un arco temporale costellato da una formidabile mole di disegni a soggetto sacro. Lavori di una eccezionale qualità grafica. Richiami michelangioleschi di “deposizioni” e di “pietà” ma anche “crocifissioni” che guardano a Manzù e un pregevole Uomo dei dolori o Cristo deriso, a tempera su carta del 1945, modellato sullo stile di Rouault, un riferimento che ritroveremo una ventina d’anni dopo nel Crocifisso per il Vescovado di Parma (1966).
Ed è proprio un nucleo di Crocifissioni degli anni Ottanta a segnare l’ideale punto di arrivo. Opere di piccole dimensioni ma di grande impatto emotivo. Quasi ex voto di una grazia in fieri, affidata alle grandi aureole rosse – per Mattioli il colore della vita – che, dietro il capo di Cristo, sorgono come il sole del mattino di Pasqua.
Accompagna la mostra un catalogo (Edizioni Crocevia), con testo introduttivo di Beatrice Buscaroli, e saggi di Alessandro Beltrami e Giovanni Gazzaneo.
Carlo Mattioli. Biografia
Carlo Mattioli nasce l’8 maggio 1911 a Modena. Il nonno fu decoratore dal tocco straordinariamente agile: fioriva di rose e pergolati ville e palazzi della provincia modenese incantando Carlo che, ancora bambino lo seguiva nei suoi viaggi estivi: il suo compito alla sera era di pulire e riporre pennelli e barattoli. Il padre Antonio, dalla mano leggera e felice, dopo esordi pittorici assai promettenti, lascia sempre meno tempo al disegno per vivere in prima linea e con il fervore di un purissimo neofita l’affermarsi degli ideali socialisti. La nuova cattedra di Antonio a Casalmaggiore costringe la famiglia a trasferirsi a Parma dove Carlo può seguire regolari studi all’Istituto di Belle arti. Diplomatosi, comincia immediatamente a insegnare a Parenzo in Istria, ad Arezzo, a Parma – prima all’Istituto d’arte Paolo Toschi, poi all’Istituto magistrale dove trova come collega e amico carissimo il poeta Mario Luzi suo coetaneo – a Firenze e infine a Bologna. Intanto a Parma frequenta il Circolo di lettura e il Caffè San Paolo dove si incontra con i giovani intellettuali che allora gravitavano nella vivace orbita culturale della città: Oreste Macrì, Pietrino Bianchi, Mario Luzi, Attilio Bertolucci e altri.
Dalla fine degli anni Trenta Lina, sposata nel ’37, è l’assoluta protagonista dei suoi dipinti; sono i primi ritratti e i primi nudi. Si apre allora, negli anni Quaranta, la stagione della grafica che avrà poi altre straordinarie parentesi come quella delle numerose illustrazioni degli anni Sessanta, testimonianza del suo interesse mai sopito e della sua profonda conoscenza della letteratura europea. Vedono la luce Vanina Vanini e la Chartreuse de Parme di Stendhal (dal 1961), i Ragionamenti dell’Aretino (dal 1960 al 1964), i Sonetti del Cavalcanti contemporaneamente alle Novelle del Sermini (1963), il Belfagor del Macchiavelli. Culmina nel 1968 il Canzoniere del Petrarca a lungo meditato e la Venexiana.
Del 1943 è la prima personale alla Galleria del Fiore di Firenze. La presenta Alessandro Parrochi su sollecitazione di Ottone Rosai. Dal 1948 Mattioli è puntualmente presente alle varie edizioni della Biennale di Venezia dove riceve, nel 1956, dalla commissione presieduta da Roberto Longhi, il Premio Comune di Venezia per un disegnatore.
È diventata “storia” della famiglia la prima visita di Ragghianti alla studio di via San Nicolò, una reciproca autentica scoperta. In un angolo dello studio giaceva a terra un ammasso di vecchie, grandi carte incollatesi tra di loro per la travolgente vena del pittore che letteralmente gettava foglio su foglio senza attendere che il colore si asciugasse. Ragghianti smembra questo corpo informe riportando alla vita, con le tempere, uno dei grandi cicli dei nudi da lui esposti e commentati nel 1965 in una mostra all’Istituto di Storia dell’arte dell’Università di Pisa. Gli olii dello stesso soggetto, dopo le prime prove durante la guerra, hanno subito una radicale rivisitazione tra il 1960-62. Seguono immediatamente, dal 1965 le nature morte ocra, nere, brune e grigie, dense, grumose e lievitanti, i “cestini del Caravaggio”, le vedute di Parma e del duomo dalla finestra dello studio che era proprio accanto alla cattedrale dove Carlo si era accasato giovanissimo, sempre attratto dalla fabbrica romanica e dalla sua atmosfera. Il 1969-70 è il biennio dei notturni su cui scriverà memorabili pagine Roberto Tassi. Negli anni Settanta poi, dopo la ripresa di vecchi temi, si apre l’era dei paesaggi che coprirà anche il decennio successivo. Sono forme di frequentazione e consuetudine antiche viste, meditate, infine disseppellite dopo molto tempo in un’esplosione di colori per lui inediti le spiagge, i campi di papaveri, di lavanda, le ginestre, le aigues mortes, gli alberi, la Versilia, le colline di Castrignano, le foreste di Birnam, i boschi. Dal 1974 al 1985 nascono i ritratti della nipotina Anna con i nuovi colori dei paesaggi; ma non sono che gli ultimi di una lunga serie che risale a quelli di Lina, a quelli più tardi della figlia Marcella, a quelli degli amici scrittori, poeti, pittori e giornalisti. Nel 1983 muore Lina. Nello stesso anno avviene la grande donazione all’Università di Parma, esposta nelle Scuderie della Pilotta e promossa da Arturo Carlo Quintavalle. Nel 1982 vengono creati i muri e le travi del ciclo Per una crocefissione, tenebrosa, lancinante preparazione per i grandi crocifissi ora collocati in S. Maria del Rosario e in San Giovanni Evangelista a Parma, e in San Miniato al Monte di Firenze. Ma anche l’arte sacra è un capitolo iniziato molti anni prima nell’attività di Mattioli, come possono testimoniare mosaici, altari, vetrate e sculture in numerose chiese di Parma. Negli anni Ottanta vengono allestite grandi mostre antologiche e monografiche: al Palazzo reale di Milano nel 1984, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a Palazzo Te a Mantova, al Musée Rimbaud di Charleville Mezieres nel 1986 e in altre prestigiosissime sedi in Italia e all’estero fino alle ultime dello CSAC di Parma, della Fondazione Magnani Rocca, del Museo della Cattedrale di Barcellona, del Lussemburgo e del Palazzo della Pilotta di Parma nel 2004. Nel 1993 esegue gli ultimi quadri a olio. Una nuova pagina. Sono calanchi bianchi, come fantasmi di pietra con lunghe e stecchite radici di tronchi spossati avvinghiate alla terra. Poi l’ultima serie di tempere su antiche copertine di libri.
Milano, ottobre 2011
CARLO MATTIOLI. Opere sacre
Milano, Spazio Crocevia (via Appiani 1)
21 ottobre – 19 novembre 2011
a cura di Giovanni Gazzaneo e Anna Zaniboni Mattioli
Orari: da martedì a venerdì, dalle 15 alle 19. abato su appuntamento