Londra e Usa applaudono i vini autoctoni di Faenza

faenza2Piccoli in Romagna, ma sempre più grandi nel mondo: sembra essere questo il destino del Famoso e del Centesimino, vitigni autoctoni di Romagna che, a dispetto di una produzione limitata nella quantità, continuano a ottenere importanti riconoscimenti e apprezzamenti a livello internazionale. Gli ultimi in ordine cronologico sono arrivati a distanza di 24 ore dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, paesi che hanno alzato sugli scudi i vini prodotti dalla cantina La Sabbiona di Faenza a partire da questi vitigni.

Nel primo caso è stata la celebre rivista internazionale faenzaDecanter ad assegnare la medaglia di bronzo al Centesimino 2013 della cantina faentina durante i “Decanter World Wine Awards”, il concorso enologico che da dodici anni premia le migliori produzioni enologiche provenienti da tutto il mondo. Oltre sedicimila sono stati i vini esaminati dagli esperti degustatori della giuria formata da Decanter, il cui giudizio è da anni considerato tra i più autorevoli nel settore da parte dei wine lover. Pollice alto anche per il vitigno Famoso, protagonista mercoledì scorso di un articolo che il Boston faenza1Globe, uno dei più autorevoli quotidiani degli Stati Uniti, ha dedicato alle uve autoctone più interessanti. Accanto ad alcune piccole produzioni della Georgia e del territorio basco, la giornalista Ellen Bhang ha proposto ai suoi lettori il vitigno bianco riscoperto da Mauro Altini a partire dal 2007, suggerendo di provare il “Divo”, lo spumante di Famoso extra dry prodotto da La Sabbiona.

“E’ davvero una grande soddisfazione vedere che questi vitigni romagnoli, spesso definiti “minori” rispetto al Sangiovese e all’Albana per le piccole quantità, stiano conquistando sempre più l’attenzione degli amanti del vino a livello internazionale” commenta Mauro Altini, titolare della cantina La Sabbiona. “E’ una dimostrazione ulteriore di come la Romagna possa competere con zone più blasonate dal punto di vista enologico se continua a investire sulla qualità e sulle sue produzioni autoctone”.