SON MORTO CHE ERO BAMBINO. Francesco Guccini va ad Auschwitz arriva nelle sale dell’Emilia Romagna

guc1Il nuovo documentario di Francesco Conversano e Nene Grignaffini SON MORTO CHE ERO BAMBINO. Francesco Guccini va ad Auschwitz (Italia, 2017, 67′) inizia il suo tour nelle sale d’essai dell’Emilia Romagna,  in collaborazione con Agis-Fice regionale, come già lo scorso anno Ritorno a Spoon River, il lavoro precedente dei due autori che con la loro Movie Movie sono tra i protagonisti del mondo della produzione audiovisiva regionale. Il documentario sarà programmato al Cinema Odeon di Bologna (via Mascarella 3) giovedì 6 aprile alle ore 21.00. Alla proiezione saranno presenti gli autori.
La programmazione proseguirà poi all’Odeon martedì 11 aprile,  mercoledì 12 aprile e giovedì 20 aprile sempre alle ore 19.00.  

gucPreviste per aprile altre due tappe regionali: il 18 aprile al Cinema Sarti di Faenza (ore 21.15) e il 26 aprile al Cinema Kursaal di Porretta Terme – Bo (ore 21), alla presenza degli autori.  Il documentario è stato realizzato grazie al contributo della Regione Emilia Romagna e viene sostenuto da Agis nell’ambito del progetto Cinema di qualità, che riserva incentivi specifici ai cinema che propongono opere di produzione regionale.
IL DOCUMENTARIO
Nel 1966 viene pubblicata la canzone Auschwitz, di Francesco Guccini.
Un brano che ha avuto il merito di riportare l’attenzione e lo sguardo sull’orrore dei campi di sterminio nazisti. Anche per questo, Auschwitz è diventata una canzone di culto per una intera generazione.
Dopo 50 anni, e per la prima volta, Francesco Guccini va ad Auschwitz.
Compie questo viaggio insieme al Vescovo di Bologna Mons. Matteo Maria Zuppi e alla classe 2°B della Scuola Media Salvo d’Acquisto di Gaggio Montano, sull’Appennino bolognese.
Una molteplicità di sguardi e di generazioni che, messe di fronte alle tracce tangibili di quella barbarie, non possono che tornare a ripetere, insieme, due domande: “come è potuto accadere?”, “perché è accaduto?”
Nel viaggio in treno e nella visita ai campi di Auschwitz e Birkenau emerge una comune convinzione: la necessità ineludibile di coltivare la memoria perché ciò che è accaduto non possa ripetersi e che la canzone Auschwitz “purtroppo dobbiamo cantarla ancora”.