Antichi sapori del Ponente Ligure

Ci troviamo a Soldano  nell’entroterra della  Riviera di Ponente,  tra le valli dei fiumi  Nervia e Verbone, in provincia di Imperia. Soldano è uno dei centri produttori del vino Rossese di Dolceacqua DOC  (il primo vino ligure ad aver ottenuto la Doc, nel 1972). Qui  tra vigneti, olivi, fiori e piante tipiche della macchia mediterranea incontriamo Giovanni Guglielmi, uno dei viticoltori storici che producono questo vino, che ci accompagna alla scoperta delle sue vigne, coltivate lungo i terrazzamenti nelle colline.

“Qui a inizio secolo era pieno di limoni e limonaie.

In seguito, tra il costo della manodopera e la piccola produzione che si poteva ottenere, non si poteva competere. Si lavorava più sulla qualità che sulla quantità.

Per avere la  D.O.C. del Rossese dobbiamo coltivare a minimo 100 metri di altitudine.

Un tempo qui la vendemmia si faceva coi muli.

Arrivavano a Soldano anche un centinaio di muli da Taggia, Badalucco, paesi dove non c’erano le vigne e facevano la stagione. Al mattino il mulattiere si alzava presto, dava da mangiare alla mula poi iniziava a viaggiare per questi piccoli sentieri chiamati mulattiere. E scendeva poi con due ceste da viaggio.

Ogni produttore aveva i propri muli, poi prendeva anche 2 o 3 mulattieri.

Ai primi del ‘900 c’era una grossa produzione di vino (anche le zone di Perinaldo e Pigna lo producevano). Fino al 1945 circa si produceva vino e olive, le coltivazioni principali. Nel dopoguerra c’è stato un calo e in seguito , dal 1950 circa, sono stati introdotti i garofani e la floricoltura. I garofani venivano coltivati più che altro sulla costa, ma non avevano preso tanto piede. In seguito sono arrivate le rose, la produzione floricola più importante che ha aiutato economicamente queste terre. E avevano quasi sostituito le vigne! La rosa si adattava molto bene ai nostri terreni e anche il clima era ottimale. La gente poi negli anni ’60  e ’70 ha iniziato a fare le serre e la produzione di rose c’era tutto l’anno. Dopo le rose sono arrivate le mimose e le ginestre e hanno portato benessere. Il mercato di Sanremo era fiorente. 25 anni fa eravamo circa 7.000 floricoltori che partecipavamo al mercato, ora saremo 1000.

Il declino delle rose è avvenuto alla fine degli anni ’90 / inizio 2000, quando l’Olanda ha invaso i mercati coi suoi prodotti. La chiave del loro successo è stata l’organizzazione. Allora in queste zone sono ritornate le vigne. Era anche tornato di moda il vino di qualità (piuttosto che di quantità). E allora abbiamo ripreso le vecchie vigne e ci sono stati nuovi produttori che hanno impiantato ed ecco quindi i vini tipici di queste zone: rossese, vermentino, pigato, ormeasco, moscatello di Taggia. Mio padre Elmo (da qui il nome della nostra azienda Poggi dell’Elmo) negli anni ’70 aveva impiantato le rose però aveva sempre mantenuto anche le vecchie vigne, in questo bosco di pini; a quel tempo il vino era una produzione marginale, come lo diventarono in seguito le rose. Dopo  la scuola di agraria  ho iniziato a lavorare la campagna coi miei genitori. Quando ho iniziato, era proprio il periodo d’oro della coltivazione delle rose. Ho iniziato coltivandole e poi ho avuto esperienza un po’ in tutti i campi di coltura tra cui verdure e olive (e produzione di olio). Ora la nostra produzione è di solo vino (ho tenuto solo una decina di piante di rose).

Non abbiamo una coltivazione strettamente biologica ma al contempo non usiamo diserbanti. Cerchiamo di usare il meno possibile prodotti chimici. Prima di potare passiamo il decespugliatore e tagliamo l’erba. Nel periodo invernale l’erba si può lasciare crescere perché sotto le radici lavora il terreno. C’è un microclima sotto la terra e le radici mantengono in vita i microrganismi che si trovano dentro il terreno. Le erbe spontanee mantengono viva la terra. L’erba falciata la lasciamo sul terreno e diventa un concime naturale. Abbiamo un territorio con molta biodiversità vicino alle vigne: boschi di pino, ginestre, mimose, olive, rosmarino, timo e le piante della macchia mediterranea. Tra le erbe e arbusti spontanei crescono anche cicoria selvatica, borragine, ginepro, lentisco, viburno.

Noi vendiamo prevalentemente in Liguria, qualche volta in Toscana, Puglia, Milano o la vicina Francia. Siamo una piccola azienda, produciamo circa 12.000 bottiglie l’anno. Accanto ad alcune vigne ci sono delle pinete, vicino ad altre le mimose o le ginestre. Le diverse esposizioni della vigna danno diverse tipologie di vino, con sentori diversi, che non tutti percepiscono. La vigna in mezzo ai pini ha nel vino quel sentore di resina e macchia mediterranea;  anche l’influsso marino contribuisce a donare al vino un profumo caratteristico alle vigne più esposte al mare. Mi sento un contadino più che un viticoltore. Per la precisione  un contadino di mare. Preferisco guardarlo da quassù, dalle mie colline e dalle mie vigne. Mi sento legato al mare ma in questa lontananza. Noi siamo a 5 km di distanza dal mare (250-350 metri sul livello del mare è la nostra altitudine).

 Noi produttori della provincia di Imperia stiamo organizzando un’associazione che ci riunisca tutti. Non solo chi produce Rossese ma anche gli altri vini del Ponente: Vermentino, Pigato, Ormeasco, Moscatello di Taggia. Cerchiamo di organizzare eventi in tutta Italia per promuovere e far conoscere i nostri prodotti.

Sono stato a Vinitaly e sono rimasto sorpreso perché nei grandi stand c’era il dottore, l’avvocato, gli imprenditori.. ma non ho trovato il contadino! Forse in Liguria, con aziende più piccole c’è la figura del contadino che lavora con tutte le stagioni e partecipa in prima persona dalla coltivazione della  terra fino alla vendita del prodotto finale . Ma nelle grandi produzioni ho impressione sia diverso, c’è molta suddivisione dei lavori.

Soldano e Dolceacqua hanno inoltre realizzato un percorso ciclabile che passa attraverso le vigne, il bosco e S. Biagio. Nelle zone di sosta ci si può riposare leggendo alcuni versi di poeti nostrani (tra cui Biamonti  e Calvino ). Adiacente alla vigna  abbiamo un casolare adibito alle degustazioni e il periodo estivo è quello migliore.  Ho notato che spesso appena la gente arriva per una degustazione sembra distaccata poi quando cominciano a bere diventano grandi amici, come si conoscessero da tempo! Il vino ha questo potere di unire le persone. Anche Ponente e Levante un tempo erano quasi sconosciuti ma il mondo del vino, con le sue manifestazioni e gli incontri tra produttori diversi, spezzini e  imperiesi ha unito la Liguria (e non solo). Anche la cultura del muro a secco ci unisce!”

Sempre in provincia di Imperia, a pochi kilometri dal confine francese si trova l’Azienda Demetrio Caccamo di Ventimiglia. Questa azienda coltiva 14.000 metri di terreno in frazione calandri, nel comune di Ventimiglia.

‘’Produciamo ortofrutta nel rispetto della natura, senza trattamenti chimici e seguendo la stagionalità di frutta e verdura. Alcuni chef si riforniscono da noi perché abbiamo dei prodotti particolari. Cerchiamo sempre delle novità, quest’anno per esempio abbiamo piantato l’okra, conosciuta anche come gombo. Ho piante di agrumi di tutti i tipi: bergamotto, kumquat (citrus japonica), mandarino verde (citrus reticulata), limoni di Ventimiglia, pompelmi, pomeli. Inoltre, continuiamo a comprare delle piante da frutto antiche. La campagna che coltiviamo era già di mio nonno. Noi siamo rimasti sempre innamorati di questa campagna, lavorandoci e anche studiando (mia figlia è un tecnico agronomo). Io lo faccio di professione da 15 anni. La raccolta fresca è importantissima: portare al mercato i prodotti raccolti il giorno prima vuol dire che frutta e verdura hanno un’altra fragranza e tutte le proprietà conservate. Abbiamo diverse qualità di limoni, 4 o 5, poi i cedri: perino e testa di cavallo. Abbiamo il vero carciofo ligure (è nato in Liguria, non in Sardegna), profumatissimo e che si può mangiare crudo. Inoltre coltiviamo tante verdure selvatiche, che nascono solo dove si coltiva al naturale: borragine, finocchietto selvatico, rosmarino e altri aromi, avocado. A proposito di avocadi, ritengo sia grave che il ligure non pensi che si possano piantare frutti esotici. L’avocado resiste al freddo! Qui dove sono io resistono anche le banane”.

Demetrio è impegnato a difendere e diffondere il prodotto locale e quello di nicchia: ‘’ L‘agricoltura va difesa e quando si parla di made in Italy, bisogna partire dal piccolo, facendo interventi, realizzando eventi per far conoscere queste realtà. La Regione dovrebbe investire molti più soldi nell’agricoltura e soprattutto incentivare i giovani a lavorare in questo settore, dare la possibilità di fare progetti in questo vasto ambito. Pensa che la riviera del ponente ligure (Savona, Imperia e la parte occidentale del genovese) una volta portava ricchezza allo Stato, non solo alla Regione, con la floricoltura e l’agricoltura. Le istituzioni locali come il Comune e gli assessori all’agricoltura dovrebbero interessarsi in modo più costante e a 360 gradi del futuro dell’agricoltura. Invece pare che le istituzioni siano sorde. Abbiamo fatto incontri col Vice-presidente della Regione e proposto dei progetti agricolo-turistici da realizzare per i giovani (campeggi estivi ad esempio). Inoltre abbiamo formato 22 ragazzi, nella Provincia di Imperia, tecnici di alto livello ma non si fanno eventi, non si progetta nulla alla fine! Il giovane deve parlare ad un altro giovane per incentivarlo e fargli amare la natura! Ma ho l’impressione che ci siano persone incompetenti e disinteressate ad uno sviluppo sostenibile nella nostra zona. Nel Ponente ligure c’è bisogno di un progetto agricolo-turistico. Si potrebbero realizzare progetti tipo la via degli aromi, visite guidate, piccoli campeggi…ci vuole amore, passione e fantasia per quello che di fa! E’ inutile fare incontri e convegni sull’agricoltura se poi te ne dimentichi o non te ne occupi. Cosa formiamo a fare i giovani se poi non li facciamo lavorare? Se ne disinteressano totalmente, per forza poi ci sono i famosi cervelli in fuga!”.

Antonio Vanzillotta