COURMAYEUR_ Il tanto atteso annuncio dei nomi dei vincitori è arrivato al termine di una emozionante serata a base di musica – con il folk-rock dei L’Orage – e montagna, condotta mirabilmente da Kay Rush. A vincere il più prestigioso premio dell’alpinismo mondiale sono stati: i francesi Sébastien Bohin, Didier Jourdain, Sébastien Moatti e Sébastien Ratel (parete sud-ovest del Kamet, 7.756 metri, in India); i britannici Mick Fowler e Paul Ramsden (traversata della cresta nord-est a quella sud del Shiva, 6.142 metri, in India); i russi Dmitry Golovchenko, Alexander Lange e Sergey Nilov (sperone nord-est della Muztagh Tower, 7.284 metri, in Pakistan); gli statunitensi Kyle Dempster e Hayden Kennedy (cresta sud-est del Baintha Brakk-Ogre, 7.285 metri, in Pakistan); i britannici Sandy Allan e Rick Allen (cresta Mazeno ridge del Nanga Parbat, 8.125 metri, in Pakistan); i giapponesi Tatsuya Aoki, Yasuhiro Hanatani e Hiroyoshi Manome (pilone sud del Kyashar, 6.770 metri, in Nepal).
La motivazione della giuria, presieduta dal britannico Stephen Venables: “Il 2012 è stato un anno eccezionale per il numero di salite innovative che per il loro stile incarnano i valori dei Piolets d’Or. Per arrivare a selezionare le sei ascensioni nominate, tutte di altissimo livello, la giuria ha dovuto fare un grande lavoro. Che si tratti di una nuova via su un ‘6.000’, di una lunga cresta su un ‘8.000’, della conquista di una famosa e mitica montagna o di una scoperta remota, tutte e sei le ascensioni nominate hanno un fattore in comune: sono andate oltre la cima, si sono impegnate in una discesa diversa ed ogni salita a suo modo ha dovuto affrontare delle difficoltà molto elevate”
A Kurt Diemberger, austriaco classe 1932 e bolognese di adozione, unico alpinista vivente ad aver scalato in prima assoluta due Ottomila, è stato consegnato il Piolet d’or alla carriera-Premio Walter Bonatti. Questa la motivazione: “E’ il testimone di un alpinismo puro, che trae la sua forza dall’amore per la montagna, l’esplorazione e la natura. Grande alpinista, scrittore e cineasta ha saputo coniugare questa sua irrinunciabile passione con un’innata e poetica capacità di comunicare lo spirito delle montagne e degli uomini che la amano. Le sue grandi imprese, come le prime salite di due ‘8.000’, il Broad Peak e il Dhaulagiri, le sue innumerevoli salite sulle Alpi e sulle montagne di tutto il mondo, il suo battersi per la salvaguardia dell’ambiente, sono l’esempio di un percorso che non si è mai arrestato. Segno di una ricerca continua e di una saggezza che, attraverso le vette più alte, l’ha accompagnato nel suo cammino di uomo”. Succede nell’albo d’oro allo stesso Bonatti, e a Reinhold Messner, Doug Scott e Robert Paragot.
Infine, la giuria ha attribuito una menzione speciale a due “importanti ascensioni” compiute sulla parete sud-est del Cerro Torre, in Patagonia: quella del team composto dallo statunitense Hayden Kennedy e dal canadese Jason Kruk, che ha risalito la parete e tolto un gran numero delle protezioni piazzate da Cesare Maestri nel 1970 (la famosa “Via del compressore”) e quella degli austriaci David Lama e Peter Ortner, che ha compiuto pochi giorni dopo la prima ascensione in libera dell’itinerario. Motivazione: “La via artificiale alterò la conformazione di questa montagna così spettacolare e selvaggia. Nel gennaio 2012 Kennedy e Kruk hanno compiuto un primo passo per restituire alla montagna la sua fisionomia originale. Qualche giorno più tardi Lama e Ortner hanno effettuato la prima salita in libera compiendo un’impresa ancor più notevole”.