TUTTO PARLA DI TE

manifesto_minTUTTO PARLA DI TE (Italia-Svizzera/2012) di Alina Marazzi (83’)
C’è una speciale qualità coinvolgente nei titoli dei film di Alina Marazzi, l’uso inciso delle prime persone verbali e del verbo volere, l’interpellazione struggente a un ‘tu’ cui ci si rivolge, o non ci si può rivolgere più (Un’ora sola ti vorrei, Vogliamo anche le rose, e ora Tutto parla di te). Dopo i due docufilm, uno molto privato l’altro molto generazionale, questo è il primo film di finzione della regista milanese, intessuto a sua volta di realtà documentata. Ancora un film sulla maternità, perché tutto parla di madri nel cinema di Marazzi, “quella mai conosciuta e ricomposta nelle immagini (Un’ora sola ti vorrei), quella nascosta dietro ogni ragazza liberata dalla rivoluzione sessuale (Vogliamo anche le rose), quella travolta oggi dalle imminenti responsabilità e dai cattivi pensieri (Tutto parla di te)” (Marzia Gandolfi). Charlotte Rampling, viso auratico lavorato dal tempo, è una studiosa che affronta un’indagine sull’esperienza dell’essere madre, stringe un legame con una mamma giovane e in crisi, lascia emergere poco alla volta il proprio segreto di maternità ‘colpevole’. Madri dolorose, fantasmi di rifiuto, analisi sociale di quell’amour en plus che è troppo facile dare per scontato: un racconto sostenuto dalla destrutturazione delicata e dal tocco intimo che fanno lo stile di Alina Marazzi. Premiato al Festival di Roma.
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Pauline (Charlotte Rampling) torna a Torino – sua città natale – per la prima volta dopo molti anni e riprende contatto con Angela (Maria Grazia Mandruzzato), conosciuta all’estero tempo prima, e che ora dirige un Centro per la maternità. Qui Pauline intraprende una ricerca sulle esperienze e i problemi delle mamme di oggi, a partire da testimonianze, video, fotografie raccolti da Angela.
Tra le mamme che frequentano il Centro c’è Emma (Elena Radonicich), una giovane danzatrice, bella e sfuggente, in crisi profonda: non sa come affrontare le responsabilità cui la maternità la costringe, vede la sua vita a un punto fermo, si sente sola e incapace.
Tra le due donne si sviluppa un rapporto di complicità che in un gioco di rispecchiamento porterà Pauline a fare i conti con il proprio tragico passato e permetterà a Emma di ritrovare un senso di sé anche nella sua nuova identità di madre.